Il Vittimismo non è una strategia per risolvere i problemi

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vittimismo

Quante volte, di fronte a un nuovo problema, si perdono tempo ed energie nel lamentarsi e nel compiangersi, piuttosto che applicarsi per cercare di risolverlo? A nessuno di noi piace sentirsi dire che è una vittima, eppure, a volte si assume questo ruolo, per avere alcuni “benefici”, ai quali difficilmente sappiamo rinunciare. Ad esempio, pretendere più attenzioni e sostegno, evitare di esporci ed assumerci la responsabilità.

È umano sentirsi vittime in alcune situazioni.

È abbastanza scontato e risaputo che i problemi o le interferenze, nel senso più ampio del termine, fanno parte di alcuni momenti della nostra vita. Quel che non è affatto scontato, invece, è come si affrontano queste situazioni. In particolare quando si cade nel vittimismo.

È umano sentirsi vittime in alcune situazioni, soprattutto se la vita ci ha riservato ferite o traumi profondi. Può capitare a chiunque di sentire che la vita è ingiusta e che non meritavamo quello che ci è successo.

Passata una giusta fase di dolore, però, è ugualmente umano reagire, decidere di continuare ad andare avanti, tornare a ricostruire il futuro che meritiamo.

Non fare di un topo un elefante.

Alcune persone, purtroppo, non riescono ad uscire dall’inganno del vittimismo. Alimentano uno stato psicofisico emotivo disfunzionale, continuando a piangersi addosso e, la cosa peggiore, è che continuano a lamentarsi con gli altri, esigendo la loro comprensione e attenzioni particolari, come se demandassimo agli altri il dover lenire le loro sofferenze, anche se non hanno alcuna responsabilità.

Cadere nel vittimismo quando le cose non vanno come vogliamo, è purtroppo un atteggiamento piuttosto comune e in cui si rifugiano prontamente molte persone.

Piangersi addosso, accusando qualche fattore esterno che ci impedisce di vivere come vorremmo, significa scaricare la responsabilità di ciò che accade di negativo nella propria vita su un generico “altro”, e questo fa perdere il proprio potere interiore.

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Ovviamente, chi pratica abitualmente il vittimismo non è disposto ad ammetterlo e tantomeno a riconoscerlo. Ora, è chiaro che non si vuol fare di tutta l’erba un fascio e che non tutte le difficoltà si possono mettere sullo stesso piano senza distinzioni, ma è altrettanto vero che non bisogna mistificarle tutte quante e fare di un topo un elefante.

A seconda del momento che si sta vivendo nella propria vita, ogni evento assume un significato diverso e variabile e, dunque, ciò che a qualcuno risulta di poco conto, per un altro potrebbe rappresentare un ostacolo più grande.

Quel che è importante tenere a mente, perciò, è che non bisogna assecondare la forte tentazione di ingigantire la portata del proprio problema attuale sino a farlo diventare esclusivo, speciale, non comune e, soprattutto, irrisolvibile.

Essere in preda alla rabbia, accanirsi, e deresponsabilizzare se stessi incolpando gli altri, potrebbe dare sul momento una sensazione liberatoria di sollievo, ma a lungo termine, tutti questi stadi d’animo getteranno la persona ancora di più nello sconforto più grande. Insomma, alla fine dei conti non serve a nulla.

Effetti collaterali del vittimismo.

I danni provocati da un atteggiamento di questo genere ripetuti nel tempo sono:

  • lo scadere costantemente in forme pregiudizievoli e schemi di pensiero negativi che portano la persona a focalizzarsi solo sugli eventi sfavorevoli, piccoli o grandi che siano;
  • sviluppare indifferenza verso tutto il resto, incluse le cose che nella sua vita vanno bene; non riuscire a trovare soluzioni a problemi;
  • non avere possibilità di scelta e sentirsi impotenti; perdersi tutte le opportunità che la vita ti mette difronte.

Tutti questi fattori sommati, portano la persona a costruire, senza che se ne renda conto, un muro alto e compatto che ne garantisce l’impotenza fornendole giustificazioni, con l’unico scopo di continuare a crogiolarsi in un nido di sofferenza senza muovere un dito e quindi senza assumersi nessuna responsabilità.

Chiedere aiuto per dire stop al vittimismo

È fondamentale maturare dentro di noi una consapevolezza molto importante:

qualsiasi problema possa esserci all’orizzonte, non ci si deve mai dimenticare delle proprie capacità e di avere fiducia in sé stessi, nel proprio potenziale d’azione.

È importante, quando si è in difficoltà, fermarsi per un attimo e cercare di osservare la situazione in modo dissociato, come se non fosse accaduto a noi. Questo ci permette di non farsi trasportare e inondare da emozioni che ci portano ad essere reattivi e distruttivi.

È importante imparare a chiedere aiuto, senza provare vergogna o imbarazzo a qualcuno di cui ci si fida e che possa essere in grado di dare buoni consigli, non essendo direttamente coinvolto.

donna

Continuare a centrare il proprio sguardo su ciò che non va non porterà alcun beneficio.

Piuttosto, è bene chiedersi, cosa è possibile fare, quale soluzione si può trovare. Questo significa non restare all’interno del cerchio chiuso, intrappolati senza speranze, ma cercare soluzioni alternative indipendentemente dal problema.

Ecco perché bisogna concentrare le proprie energie e i propri sforzi in un raffronto attivo.

Il vittimismo non è una strategia per risolvere i problemi, bensì un comportamento che alimenta e peggiora il problema stesso.

Decidere di abbandonare il vittimismo è il primo passo per vivere una vita felice e piena di amore.

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